di Salvo Barbagallo
A Bruxelles gli allarmi per possibili attentati si susseguono e la collettività ormai da mesi è costretta a convivere con una realtà mutata dall’oggi all’indomani dopo che il 22 marzo scorso i kamikaze jihadisti all’aeroporto e alla Stazione della metropolitana di Maelbeek provocarono 32 vittime. Da quel tragico giorno a Bruxelles e nel Belgio tutto cambiò, così come è avvenuto in Francia dopo gli attentati dello scorso anno a Parigi al Charlie Hebdo, al supermercato kosher Hyper Cacher, a Porte de Vincennes (17 morti) e al Bataclan e dintorni (132 vittime). È nella capitale belga che in questi giorni, in queste ultime settimane, la popolazione vive in una tensione che non si arresta: una città sotto assedio con militari e gendarmi nelle strade, gli allarmi che scattano nei momenti più impensati, l’ultimo ieri mattina al centro commerciale City 2, situato nel cuore della città dopo una telefonata giunta alla polizia alle 5,30. La struttura è stata evacuata, la zona isolata, artificieri entrati subito in azione, arrestato un giovane segnalato per una sospetta cintura esplosiva. Nella cintura non è stata trovata alcuna sostanza esplosiva. A seguito dell’allarme il premier belga Charles Michel ha annullato la sua partecipazione a una trasmissione radiofonica, mentre lo stato d’allerta terrorismo resta invariato a 3 su scala 4. Il centro di crisi federale ha deciso, infatti, di lasciare invariato il livello di allerta terrorismo a significare che la possibilità di attacchi resta “possibile” e “verosimile”.
Dal Belgio all’Italia, alla Sicilia. Fausto Biloslavo sul quotidiano Il Giornale ha scritto ieri: I seguaci del Califfo hanno preparato una lista nera di 77 basi Nato e americane da colpire in tutto il mondo. Oltre alle installazioni sono stati selezionati decine di individui, in 21 Paesi diversi, come bersagli di omicidi mirati. Nomi e luoghi nel mirino dello Stato islamico sono coperti dal più stretto riserbo, ma è molto probabile che riguardino anche l’Italia. L’allarmante notizia è trapelata nella Corea del Sud, dall’altra parte del mondo. Il National intelligence service (Nis), i servizi segreti di Seul, hanno confermato che l’unità di pirati informatici dello Stato islamico, United Cyber Caliphate, ha raccolto informazioni dettagliate (…) Non è escluso che ci siano obiettivi privilegiati anche in Italia (…) La grande base americana di Aviano o la caserma Ederle di Vicenza, dove ha sede il contingente degli Stati Uniti per le operazioni in Africa, soprattutto in funzione antiterrorismo, sono altri potenziali obiettivi delle bandiere nere. Nel mirino potrebbe esserci anche la base di Sigonella, da dove decollano i droni armati Usa che sorvolano la Libia (…).
A Sigonella, a quanto risulta, il problema “attentati” non sembra porsi: l’attività all’interno della Naval Air Station appare “normale”, non si mostrano segni di particolare vigilanza esterna. Cosa fanno i marines americani di stanza nell’installazione militare considerato il principale avamposto USA nel Mediterraneo? Le solite cose, come riporta il quotidiano La Sicilia ieri (21 giugno): visitano gli istituti scolastici etnei per dare una mano ai volontari per “rimuovere foglie ed estirpare erbacce dal campo di calcetto della scuola (la Parisi di Catania, n.d.r.). Dimostrazione più che concreta che è tutto “ok” e che nessun timore per azioni terroristiche jihadiste turba i sonni statunitensi. E i sonni dei Siciliani… Bruxelles e Parigi, d’altra parte, stanno a migliaia di chilometri dalla Sicilia. Anche se, poi, c’è la Libia a quattro passi di distanza.